Itinerario di 10 giorni in Arabia Saudita

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L’Arabia Saudita è una destinazione adatta ai bambini? Io ed un’amica siamo andate a scoprirlo, creandoci un itinerario di 10 giorni fai-da-te, con l’idea di tornarci con i nostri figli a breve. Cosa abbiamo scoperto? Che si può fare, ma occorre scegliere bene i luoghi di visitare. Siamo volate su Jeddah e da lì abbiamo proseguito per Medina, Khaybar, Al Ula, Wadi al Disah, Tabuk, deserto di Hisma, Riyadh. Per noi è stato un viaggio bellissimo, ma un po’ impegnativo. Però va detto: organizzandosi da soli, costa davvero poco. Quanto? lo scoprite in questo post:

Arabia Saudita: 10 cose da sapere per un viaggio fai-da-te

L’Arabia Saudita è 12esima nazione più grande al mondo e le distanze sono notevoli, quindi quando torneremo con la famiglia faremo delle scelte. Jeddah e Riyadh sono caotiche e si passa molto tempo in auto per gli spostamenti: almeno una la tralasceremo (sull’altra invece dovremo per forza atterrare). Medina non è assolutamente adatta a chi ha figli. Tutto il resto sì. Ecco quindi quello che abbiamo fatto e visto.

La parte che più sarebbe piaciuta ai bambini sarebbe stata Al Ula: c’è talmente tanto da fare e da vedere che due giorni non bastano. Il trasferimento a Tabuk, per quanto lungo, permette di entrare in 4×4 in una meraviglia: il canyon Al Disah. L’avventura è assicurata. A nord di Tabuk il Wadi Dham e il deserto dell’Hisma li faranno impazzire: tutto è strepitosamente bello e viaggiando su pista fra sabbia e rocce non si annoieranno di certo. Ci sono diversi allevamenti di cammelli dove fermarsi, e dove ci hanno offerto il latte di cammello appena munto. Buonissimo. La gente, inoltre, è particolarmente accogliente: spesso vi offriranno datteri e bevande.

1 giorno, Jeddah

Il nostro itinerario in Arabia Saudita di 10 giorni è iniziato da Jeddah. La città è situata sulla costa occidentale dell’Arabia Saudita, sulle sponde del Mar Rosso e un giorno è più che sufficiente per visitarla. E’ enorme e le attrattive poche. Il luogo più interessante è certamente il quartiere storico di Al Balad, vecchio di 400 anni. In parte restaurato e in parte ancora work-in-progress, è patrimonio UNESCO. Qui potete assaporare l’antica bellezza e la ricca storia della città. E’ interamente pedonale e caratterizzato da stretti vicoli lastricati ed edifici tradizionali in corallo con finestre in legno intarsiato. Luoghi da non perdere sono la vecchia porta d’accesso in pietra (il Makkah Gate), le botteghe degli artigiani, la piccola moschea Al Shafi risalente a 900 anni fa, la casa tradizionale Matbouli House Museum, e il Royal Institute of Traditional Arts.

Se siete con bambini ci sono spiagge private dove si può andare a prendere il sole in bikini e nuotare (noi non l’abbiamo fatto). Chiedete in hotel di consigliarvene una e telefonate per essere certi di poter acquistare il day pass. Chiedete anche il costo, perché a volte le cifre sono altissime. Inoltre si trovano quasi tutte lontane dal centro, anche di 50 km. In alternativa c’è il fakiehaquarium.com e il parco coperto Ice Land, dove pattinare sul ghiaccio e provare i go-kart sul ghiaccio (gli ice kart). La piccola moschea sull’acqua dovreste visitarla al tramonto, quando lì accanto aprono i chioschetti dove mangiare e bere. Ci sono anche aree gioco per bambini.

2 giorno, Jeddah – Medina

Medina è una delle due città sante dell’Arabia Saudita e la si raggiunge da Jeddah in 2 ore di treno veloce. Se siete con bambini, non mettetela nel vostro itinerario. Appunto perché è una città santa, vedrete solo moschee e luoghi religiosi. Il fulcro è la Moschea del Profeta (Al Masjid an Nabawi), dove riposa Maometto. E’ enorme, splendida e probabilmente inaccessibile ai non musulmani. Non ci sono cartelli che vietano l’ingresso e alla moschea Al Shafi di Jeddah ci avevano detto che potevamo entrare in quella di Medina, indossando un abaya e evitando l’ora della preghiera.

Purtroppo abbiamo calcolato male i tempi e quando è iniziata la preghiera ci hanno giustamente cacciate. La sicurezza ha chiamato un impiegato del direttorato degli affari della Moschea del Profeta, che ci ha raggiunte e detto che 1. Il Corano non vieta espressamente l’ingresso ai Cristiani 2. Però nella moschea i non musulmani non possono entrare. Ci ha fatto salire su un’auto da golf e riportate nel perimetro proibito, ci ha fatto entrare gratis al museo sulla storia della moschea ed è tornato in ufficio, e ci ha lasciato dei doni.

Dopo aver visitato la Moschea del Profeta abbiamo acquistato su Civitatis il biglietto del Medina Tourist Bus. E’ uno di quelli rossi

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, hop-on hop-off e ci sono due linee, rossa e quella . Noi abbiamo utilizzato solo la rossa e abbiamo visto la Moschea di Quba (dove era stata edificata la prima moschea del mondo islamico), il monte Uhud luogo di un’importante battaglia e la moschea Anbariya. Qui volevamo visitare la vecchia stazione dei treni dell’Hejaz, ma è in fase di restauro. La linea verde è inutile, perché ogni luogo lo potete raggiungere a piedi in pochi minuti. Segnaliamo la Moschea al Ghamamah e quella di Abu Bakr, entrambe molto belle!

3 giorno, Medina – Kaybar – Al Ula

Quando abbiamo “costruito” il nostro itinerario di 10 giorni in Arabia Saudita, l’intenzione era di spostarci da Medina ad Al Ula il 3 giorno. Circa a metà strada c’è Khaybar, un’oasi pittoresca da esplorare a piedi, intersecata da diversi canali di irrigazione utilizzati per l’agricoltura, e ricca di vegetazione – in particolare palme da dattero. Vi proporranno di scendere con l’auto da golf, ma andateci a piedi, ci vogliono esattamente 7 minuti. Mentre passeggiate nell’oasi (è obbligatorio il tour guidato) potete ammirare i resti di un antica fortezza in cima ad una collina e su un’altra collina, ciò che rimane di un villaggio abbandonato costruito con pietre e fango. C’è un piccolo corso d’acqua e anche un’altalena. Subito fuori dall’oasi, al di là del verde, la terra è nera. Il paesaggio è vulcanico, ed è stato plasmato attorno all’anno 700 dal vulcano Al Qid.

Ci è subito sembrata una tappa comoda per spezzare il viaggio. Il problema? Non guidiamo. Su Mydaytrip abbiamo simulato il percorso ed effettivamente il viaggio era un po’ costoso. Per caso ci siamo imbattuti nell’economicissimo tour di Khaybar con transfer di Experience Al Ula, che è sovvenzionato dal governo. Abbiamo quindi mandato una mail chiedendo se potevamo aggregarci al tour a Khaybar, tornando al Al Ula con loro, e hanno detto di si. Per sicurezza il giorno precedente abbiamo mandato un messaggio al Visitor Center di Experience Al Ula (+966 55 495 9799) chiedendo di ricordare all’autista che l’avremmo atteso a Khaybar (non è servita a nulla!). A Khaybar siamo arrivati in taxi con Mydaytrip, con abbondante anticipo, e al Visitor Center abbiamo pranzato divinamente. Se siete in auto sappiate che i biglietti d’ingresso vanno acquistati in anticipo, altrimenti non potrete accedere ad Al Rawan, dove partono le visite.

4 giorno, Al Ula

Finalmente ad Al Ula, il motivo principale del nostro viaggio in Arabia Saudita di 10 giorni. E’ il vero gioiello della nazione: affascinante, incantevole, pronta ad incantare i viaggiatori con il suo patrimonio millenario e paesaggi mozzafiato. Tra antiche rovine, siti archeologici e formazioni rocciose, visitare Al Ula è come compiere un viaggio nel tempo, in un’epoca in cui le civiltà fiorivano nel deserto. Il giorno lo abbiamo dedicato alla visita dei siti archeologici più conosciuti. Vi consiglio di recarvi a Dadan e Jabal Ikhmah al mattino, e tenere Hegra (Al-Hijr o Madain Saleh) per il pomeriggio.

Dadan è famosa per la sua Tomba dei Leoni, che però vedrete in lontananza solo grazie ad un binocolo (davvero!), poi ci hanno fatto fare un’esperienza simil-archeologica al Visitor Centre. Sapevamo che era deludente e così è stato, ma forse l’idea di cercare reperti finti in una cassa di sabbia e catalogarli può piacere ai bambini. La visita a Jabal Ikhmah invece è stata migliore. In questa valle, rocce millenarie riportano antiche scritture, petroglifi e disegni lasciati dai viaggiatori del passato, e infatti è considerata la “biblioteca all’aperto di Al Ula“. Il biglietto per Dadan e Jabal Ikhmah va acquistato in anticipo sul sito ufficiale.

Organizzatevi per un picnic e nel primo pomeriggio recatevi ad Hegra. Questa era un’antica città simile a Petra in Giordania ma meno turistica, costruita dai Nabatei. I nabatei erano un popolo arabo vissuto tra il IV secolo a.C. e il II secolo d.C. Ci si sposta in bus fra i vari siti, ammirando tombe monumentali, templi e altari scavate in “funghi” di roccia, in mezzo al deserto. Anche in questo caso Il biglietto per Hegra va acquistato in anticipo sul sito ufficiale molto in anticipo. Se non trovate biglietti, guardate il tour di Hegra in Land Rover aperta. E’ più costoso, privato, e ha maggiori disponibilità.

A fine pomeriggio, e ve lo consiglio vivamente, prendete un taxi (noi siamo andate con Minag, un tassista del Bangladesh assolutamente affidabile+966 57 297 4184) ed andate a Elephant Rock per il tramonto. Conosciuta anche come Jabal Al Feel, Elephant Rock è una enorme formazione rocciosa che prende il nome dalla sua somiglianza a un elefante seduto, con una testa e una proboscide ben distinguibili. Si può mangiare e bere seduti fra la sabbia oppure ai tavolini di un ristorante all’aperto. Se fa freddo (certo, ad Al Ula se tira il vento, si gela!), scattate qualche foto e poi recatevi nella città vecchia per cena. Se siete con bambini, la visita piacerà moltissimo.

5 giorno, Al Ula

A metà del nostro viaggio in Arabia Saudita di 10 giorni abbiamo prenotato su Civitatis la città visita guidata alla vecchia di Al Ula (Old Town Tour). La consiglio. In un’ora vi spiegheranno come è stata costruita (in fango), perché è stata abbandonata e come vivevano gli abitanti. E’ un labirinto di vicoli sormontato da un’antica fortezza, nel centro del villaggio. Dopo la visita girate per le viuzze dell’Old Town e di Al Jadidah (la parte più chic), attraversate la strada e entrate nell’oasi. Qui potete passeggiare liberamente fra palme e orti. D’estate gli abitanti si trasferivano qui dalla città vecchia, perché più ombreggiata, cogliendo l’occasione di ristrutturare le case invernali. Seguendo l’Heritage Trail, troverete un “piccolo zoo” con capre e galline.

Un altro desiderio era la valle di Ashar per vedere il Maraya. Maraya significa specchio. Immaginatevi una struttura a forma di cubo in mezzo al deserto su cui si specchiano le formazioni di arenaria delle montagne circostanti. E’ l’edificio a specchi più grande al mondo e contiene una sala da concerto, eventi, conferenze e ristorante stellato. Il problema? La valle non è accessibile a meno di avere una prenotazione in uno dei costosissimi resort di Habitas, oppure in un ristorante. Il Visitor Centre di Alula ci ha dato una dritta fenomenale: messaggiare Caravan by Habitas (+966 50 909 1423) e chiedere di riservare un tavolo per il tè. Così siamo ci siamo godute il Maraya.

Al tramonto, siamo andate all’Harrat Viewpoint, sopra Al Ula. Harrat significa vasta estensione di terreno vulcanico. E’ un punto panoramico fenomenale dove aspettare il tramonto, sorseggiando un cocktail (analcolico) al ristorante greco. La vista spazia dai profondi canyon alla lussureggiante oasi fino alle caratteristiche formazioni rocciose. Di nuovo: qui si può mangiare, ma solo all’aperto. Portatevi una giacchetta oppure per cena tornate nella Old Town.

6 giorno, Al Ula – Wadi al Disah – Shaq Canyon – Tabuk

Come sesto giorno del nostro itinerario di 10 giorni in Arabia Saudita, la destinazione era Tabuk. Ci siamo affidati a Horizon Tours (+966 55 162 63199) di Riyadh. Ci ha proposto un autista per due giorni, esperto del deserto. Abdul, nonostante parlasse poche parole di inglese, è stato bravissimo e ci siamo intesi senza problemi. E’ venuto a prenderci a Al Ula e sulla via per Tabuk, con il suo SUV 4×4, ci ha fatto vivere un’avventura incredibile. A metà strada ha fatto una deviazione per il Wadi Al Disah, un canyon spettacolare circondato da imponenti pareti rocciose. Seguendo il letto del fiume ci siamo addentrate in questa valle nascosta per una decina di km.

Per un lungo tratto, abbiamo attraversato uno stretto canneto, con le fronde che sterzavano il SUV. Il tragitto non è agevole (non c’è una vera pista) ed è pieno di scossoni: i bambini si divertiranno un mondo – sia per il “viaggio” che per il paesaggio. Portatevi acqua e qualcosa per il picnic: non ci sono abitazioni, ristoranti o chioschetti – tutto è selvaggio. Se siete con un auto a noleggio, all’entrata del canyon potete parcheggiare la vostra auto e proseguire a bordo di jeep scoperte guidate da locali, che offrono questo servizio ai turisti.

Tornati sulla strada per Tabuk, dopo un’ora l’abbiamo nuovamente abbandonata. Abbiamo percorso una pista in mezzo al nulla, un po’ sabbiosa e un po’ rocciosa, fino a raggiungere Al-Shaq, il Grand Canyon dell’Arabia Saudita. Il percorso non è segnalato. Dopo 4 km abbiamo raggiunto uno strapiombo, dove ammirare il canyon nella sua interezza. Se siete con bambini piccoli fate attenzione: non c’è recinzione e fare un volo di 300 metri è morte certa.

7 giorno, Tabuk – Jibal Hisma – Madyan – Tabuk

Sempre con il nostro amico Abdul siamo partite alla volta del deserto. Ci ha ricordato parecchio il Wadi Rum della Giordania, che qui si chiama Wadi Dham, ed è una sua estensione. Ci siamo addentrati i 4×4 fra le basse dune fino a raggiungere uno dei tanti allevamenti di cammelli, dove abbiamo assaggiate il latte di cammello appena munto: tiepido, dolce e delizioso. Turisti? Solo noi. Di seguito, sempre su piste, siamo arrivati a Jibal Hisma per ammirare incredibili formazioni di arenaria. Jibal infatti significa “insieme di montagne” e qui non c’è un monte unico ma da migliaia di formazioni rocciose di forme e dimensioni diverse, formate dall’erosione e circondate da banchi di sabbia. Una buona guida saprà indicarvi alcuni luoghi dove trovare incisioni rupestri e iscrizioni arabe cufiche risalenti ai primi decenni dell’Islam. L’unica montagna vera che abbiamo incontrato è Jebel Al-Lawz.

Nel pomeriggio siamo tornate sulla strada, alla volta di Madyan. Qusta è un’altra grande città nabatea (come Hegra e Petra), scoperta recentemente (nel 1915) da archeologhi francesi. Si chiama anche Mugha’ir Shu’ayb, è ancora in gran parte da scavare, ma la manciata di tombe monumentali che abbiamo visitato, scavata nelle colline del Jebel Mussalla, sono davvero suggestive. Si trova a pochi km dalla cittadina di Al-Bada e gli orari di apertura non sono chiari, ma alle 14.30 era chiusa e alle 15 aperta. Qualcuno all’entrata ci aveva detto alle 16. L’ingresso è gratuito e si entra a piedi.

8 giorno, Tabuk – Riyad

Tabuk, situata nel nord-ovest, è stata la penultima tappa del nostro itinerario di 10 giorni in Arabia Saudita. La cittadina non offre molto ma almeno non è troppo caotica. Ci ha sorpreso in particolare il clima: a fine gennaio di sera fa freddo, e anche parecchio. Abbiamo avuto a disposizione solo una mezza giornata, prima di recarci all’aeroporto e volare a Riyadh. La nostra prima tappa è stata la vecchia stazione dell’Hejaz, anche qui – come a Medina – chiusa per restauri.  La Ferrovia Hejaz era una linea ferroviaria lunga 1300 km che collegava Damasco, in Siria, a Medina. Fu costruita durante l’era ottomana per facilitare il trasporto di truppe e merci e anche per agevolare i pellegrinaggi annuali verso La Mecca. C’erano ben 13 edifici, tra cui aree riposo, un ospedale e anche un edificio per la quarantena.

Dopo non aver potuto visitare la stazione ci siamo quindi recate in centro, alla fortezza/castello Qal’at al-Tabuk, di origine ottomana. L’edificio è imponente e all’interno c’è un’interessantissima mostra sulla Tabuk del passato. In particolare, ci sono reperti storici e citazioni di antichi viaggiatori. Di fronte, si può visitare una casa/museo di fango: non l’abbiamo fatto ma con i bambini potrebbe essere un’idea: ci sono anche abiti tradizionali ed è possibile indossarli. Lasciata la fortezza ci siamo incamminate lungo il viale pedonale, che di fatto è un mercato. Si chiama Souq Al-Khamis ed è il luogo giusto se vi servono prodotti locali, incluse caldissime cuffie di lana e mantelli in pelo. Molto bella la Moschea del Profeta Mosè.

9 giorno, Riyadh

Riyadh è la capitale dell’Arabia Saudita ed è situata al centro della penisola arabica. su un grande altopiano. Conta più di 7 milioni e mezzo di abitanti ed è vastissima: 1600 km quadrati. Fondata più di 1.400 anni fa, la città è cresciuta da piccolo insediamento nel deserto a metropoli moderna e cosmopolita. Se vi piacciono i grattacieli imponenti e le infrastrutture moderne, siete nel posto giusto. Non tutto è modernità ed infatti la prima tappa del giorno è stato il palazzo/fortezza Masmak, che però è chiuso per restauro. L’esterno è davvero bellissimo. Vicinissimo c’è il Souq al-Thumairi, dove comperare oggetti pregiati e anche antichi.

Riyadh non è solo modernità, e conserva un legame con la sua storia e le sue radici culturali, in particolare a Diriyah, la vecchia capitale. Si trova nella periferia nord-ovest di Riyadh, è patrimonio UNESCO. L’ingresso è a pagamento e il biglietto si acquista in anticipo, su questo sito. Ci sono due fasce orarie: da mezzogiorno alle 17, e dalle 17 a mezzanotte. Diriyah divide in due parti: Al Turaif, dove si trovano le antiche case di fango, restaurate – e la terrazza Bujairi, dove si trovano ristoranti alla moda. Al Turaif con i suoi stretti vicoli è particolarmente suggestiva al tramonto.

Eccovi ora un’idea per la sera, soprattutto con i bambini. Andate alla Al Faisaliah Tower e pagate l’ingresso per accedere alla Globe Experience, formata Norman Foster. Cosa è? Una straordinaria piattaforma panoramica sotto una sfera di vetro del diametro di 24 metri. In pratica è un osservatorio che offre una vista panoramica su Riyadh a 360 gradi. Il motivo per cui consiglio di andare quando fa buio è quello di ammirare la skyline della città nel suo spettacolo di luci e colori.

10 giorno, Riyadh

L’ultimo momento del nostro itinerario di 10 giorno in Arabia Saudita è stato dedicato alle visite di un paio di musei, e a un grattacielo. vale la pena di cominciare dal Murrabba Palace, color ocra da fuori, tutto bianco e candido dentro. Qui visse il re Abdulaziz Al Saud, fondatore del regno dell’Arabia Saudita. Gli interni originali sono in parte stati mantenuti e ci sono molto piaciute le camere sono decorate con tronchi di tamerici. Potete visitare 32 stanze suddivise su 2 piani, compresa la sala per ricevimenti per gli ospiti del re e gli uffici amministrativi per i suoi aiutanti e guardie. C’è anche la sua collezione personale di auto. Dopo il Murrabba Palace, proprio di fronte, c’è il museo nazionale. Qui c’è tutta la storia della nazione, in un allestimento davvero ben fatto. Per i bambini, non mancano fossili e animali estinti.

L’ultima visita, prima di recarci in aeroporto, è stata da brivido: siamo salite sul 99esimo piano dello Skybridge. pagando il biglietto, potete accedere al ponte che vedete in cima al grattacielo, sospeso fra i due lati.  Da questo ponte c’è una vista panoramica (attraverso pannelli di vetro) sulla città. Si vede chiaramente come sta evolvendo: dai grattacieli appena costruiti, fino alle aree rase al suolo e pronte per essere riedificate. L’ingresso allo Sky Bridge e la biglietteria si trovano all’interno del contro commerciale Kingdom Center, fra i negozi “Mont Blanc” e “Carolina Herrera”. Al 77esimo piano si cambia ascensore, e qui trovate – se vi piacciono le curiosità, la moschea più alta dell’Arabia Saudita.

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