Siete mai stati immersi nel buio totale e nel silenzio assoluto? Nel Mendrisiotto c’è un luogo dove vivere un’esperienza unica. Incredibile vero? In fondo il termine “cemento” non fa presagire nulla di buono. Temevo di visitare l’esoscheletro di un cementificio in disuso e qualche colata di calce, ed invece le visita è stata tutt’altro. Il pezzo forte del Percorso del Cemento delle Gole della Breggia è stato il “viaggio” sotterraneo alla scoperta delle gallerie di estrazione, immersi nel buio tranne che per la luce delle nostre pile frontali accese sul caschetto. C’è stata anche un’introduzione sulla geologia del Parco e capito quali rocce venivano lavorate per diventare cemento. Che bella scoperta quindi apprendere che l’industria delle costruzioni può essere fonte di emozioni.
Il percorso del cemento
La nostra visita al Percorso del Cemento è iniziata poco sopra il laghetto delle Gole della Breggia, a Morbio Inferiore. Fabio, la nostra guida, ci ha aspettato nei pressi del Parcheggio Togna, in via Ghitello 1. Con lui abbiamo percorso una parte del sentiero geologico, fino ad arrivare all’ex cementificio Saceba, a pochi passi dal Grotto del Mulino. Abbiamo poi attraversato il ponte di ferro davanti alla cascata della Breggia e ci siamo fermati davanti alla torre di macinazione. Lì abbiamo indossato il caschetto e il giubbetto e siamo scesi fino alle gallerie. Al termine del percorso al “coperto”, abbiamo dedicato un po’ di tempo alla Torre dei Forni.
Il cementificio della Saceba
Senza le rocce non ci sarebbe il cemento, e per il cemento serve principalmente una roccia particolare: la Maiolica Lombarda detta “Biancone”. Viene trovata nel 1960 nelle Gole della Breggia e viene costituita la SACEBA (Società Anonima Cementi Balerna). Inizia la storia del cemento nel parco, un’avventura durata solamente 40 anni. Nel 1963, la SACEBA da inizio alla sua attività di produzione e estrazione del materiale, all’inizio da cave a cielo aperto, poi scavando cunicoli sotterranei. Nel 1980 il comune di Castel San Pietro vieta l’estrazione del materiale: le mine utilizzate per scavare i tunnel stavano causando gravi danni al paese. La Chiesa Rossa stava per collassare su se stessa. Nel 2000 il colosso Holcim rileva la proprietà e nel 2003 mette a disposizione 8 milioni per creare un sito archeologico industriale. Nasce così il Percorso del Cemento.
La passeggiata fra le rocce
Il Percorso del Cemento che ci ha condotto al cementificio è stata l’occasione per conoscere le rocce del geoparco della Breggia. Le più vecchie incontrate lungo il sentiero hanno quasi 200 milioni di anni, e si trovano nei pressi dei mulini, mentre le più giovani solo 90 (milioni, ovviamente). Scopriamo che ci sono 12 tipi di stratificazione (ben evidenti) e che le rocce non hanno tutte la medesima origine. Possono essere ignee, create dal raffreddamento del magma, oppure essersi formate tramite sedimentazione di sostanze inorganiche e anche organiche. Già, alcuni “sassi” non sono altro che piccoli esseri viventi del passato. Alcune rocce sono durissime, altre si sbriciolano fra le dita facilmente. Una cosa hanno in comune: la loro stratificazione è davvero sorprendente – spesso inclinate a 45 grandi, ma a volte anche ad arco.
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Le grotte del cemento
Entriamo nelle viscere del Percorso del Cemento della Breggia e ci ritroviamo subito al fresco e al buio. Percorriamo un lungo tunnel e piccole gallerie. Nel corso del percorso circolare, ammiriamo rocce striate di nero (si tratta di selce) e grotte risultanti dalle trivellazioni dei minatori. Ci sono pozze d’acqua limpidissima e in una di queste nuota una ranocchia. Dicono che ci siano anche pipistrelli, ma quelli non li abbiamo visti. I fori che vediamo lungo una parete non sono stati causati dalla dinamite, come avevamo creduto, ma erano carotaggi. Ci sono camini naturali dentro i quali però non penetra la luce e dei grossissimi tubi che fungevano da sistema di ventilazione. Prima di uscire spegniamo tutte le luci e stiamo per un minuto in silenzio nel buio più profondo: il tempo sembra non passare mai e il rumore delle gocce d’acqua che cadono sul pavimento sembra assordante.
La torre dei forni
Usciti dalle grotte del cemento, ci avviamo verso la torre dei forni. Abbiamo capito che dopo aver estratto le materie prime, “crude”, venivano essiccate e macinate, omogeneizzate e poi veniva il momento di “cuocerle“. Dove? Nella Torre dei forni. Al terzo piano ci sono pannelli esplicativi e i vecchi forni. All’inizio si usavano forni verticali, alimentati con carbone importato dal Sud Africa, ma erano poco redditizi. Dopo tre anni si è passato ai forni orizzontali, lunghi 48 metri e funzionanti a nafta. Qui si creava il clinker, un materiale che una volta solidificato era granuloso, ma non ancora cemento. Per diventarlo veniva rimacinato con l’aggiunta di piccole quantità di calcare e gesso, stoccato e infine spedito all’acquirente – sotto forma di sacchi di cemento.
Informazioni utili per la visita al Percorso del Cemento della Breggia
State pensando di visitare questo strano luogo? Eccovi alcune informazioni essenziali per visitare il Percorso del Cemento che si trova all’interno del parco delel Gole della Breggia. La visita è a pagamento, con una guida. Serve essere un gruppo oppure iscriversi alle visite pubbliche. Sul sito ufficiale troverete le date. Il percorso dura circa 3 ore, non tutte sottoterra. Se volete vedere anche l’interno della Torre dei Forni, aggiungete 1 ora extra. Vista la durata, la visita è sconsigliata sotto i 10 anni. Per quanto riguarda l’abbigliamento: dentro i cunicoli ci sono 13 gradi costanti, quindi prevedete una maglia. Indossate scarpe ben profilate, meglio se da trekking leggero: c’è acqua e fango per terra. All’interno è obbligatorio indossare un caschetto da minatore ed un giubbetto catarifrangente (vi sono forniti). Infine: il percorso non è adatto a chi soffre d’ansia o di claustrofobia.