Il Museo Einstein di Berna è un luogo straordinario dove il passato e il presente si fondono per celebrare la vita e le idee di uno dei più grandi geni della storia: Albert Einstein. Questo museo offre un’esperienza unica per esplorare la mente brillante di Einstein e il suo impatto duraturo sulla scienza e sulla società. La visita è un affascinante viaggio attraverso la vita di questo straordinario scienziato. Non è un museo con un edificio proprio, ma è ospitato al secondo piano del Museo Storico di Berna (Bernisches Historisches Museum). Il biglietto vale per l’intero museo, ma con la tessera Raiffeisen Member Plus l’ingresso è gratuito. Con la tessera Raiffeisen l’ingresso è gratuito anche nel Museo della comunicazione, che si trova a pochi passi dal Museo di Albert Einstein. Leggi il nostro articolo “Il museo della comunicazione a Berna” per scoprirlo.
La visita al museo Einstein di Berna
Arriviamo al Museo Einstein, mostriamo la tessera Raiffeisen MemberPlus, e al posto di un biglietto riceviamo uno sticker da appiccicare sui vestiti. Al secondo piano, la scala che porta al museo Einstein è tutta circondata da specchi, sui quali vengono proiettati filmati riguardanti la sua vita. È un ingresso scenografico e spettacolare. Il resto del museo è ben allestito ed organizzato, però non è interattivo e fra le lingue dei pannelli illustrativi non c’è l’italiano. In realtà sul sito del museo c’è un audio in italiano che funge da guida alle varie sale. C’è l’hanno detto all’entrata? Certo che no… Peccato, la nostra visita sarebbe stata più piacevole. Tutto quello che vedete è spiegato in tedesco, francese e inglese. Noi il link per l’audioguida ve lo lasciamo.
Un incontro con l’Einstein umano
Il Museo Einstein non è un museo dedicato alla scienza, quindi non aspettatevi effetti speciali oppure semplicemente poter compiere esperienze interattive. Quello che offre questo museo è, in particolare, l’opportunità di conoscere l’uomo dietro il mito. Attraverso una ricca collezione di oggetti personali, fotografie, filmati e documenti, possiamo scoprire gli aspetti più intimi della vita di Albert Einstein. La nascita in Germania, le sue origini ebraiche, l’esame di ammissione al politecnico di Zurigo (bocciato per le sue scarse conoscenze linguistiche!), il lavoro all’ufficio brevetti di Berna, la sua ascesa nell’Olimpo degli scienziati, la sua permanenza negli Stati Uniti.
La teoria della relatività (e oltre)
Ovviamente nel Museo di Einstein si parla anche della teoria della relatività, che lo scienziato ha elaborato proprio a Berna. Si tratta della famosa formula di E= mc2. Riusciamo a capirla solo leggendo la spiegazione in una delle postazioni per i bambini. Questa teoria spiega come funziona il tempo e lo spazio intorno a noi. Immaginiamo di essere su una nave spaziale e di avere un amico su un’altra nave spaziale. Quando le due navi si muovono a velocità diverse, il tempo sembra scorrere in modo diverso per noi e per lui. Ad esempio, se noi viaggiamo più velocemente, il tempo sembra scorrere più lentamente per noi rispetto al nostro amico. Questo significa che il concetto di tempo non è lo stesso per tutti. La velocità e la gravità possono quindi influenzare il modo in cui vediamo il tempo e lo spazio intorno a noi.
10 cose sorprendenti che abbiamo scoperto su Einstein
Un fatto ve l’abbiamo già rivelato: Einstein non aveva superato l’esame di ammissione al Politenico di Zurigo. A sua discolpa va detto che aveva solo 16 anni, invece dei 18 richiesti. Fecero un’eccezione per lui… ma la sua mente geniale era rivolta alla fisica, non alle lingue. Ma nel Museo Einstein di Berna ci sono un sacco di informazioni sorprendenti. Eccovi le 10 fatti che ci hanno colpito maggiormente.
1. Dalla Germania alla Svizzera
Einstein nacque a Ulm, in Germania, dove frequentò la scuola ma non ottenne mai il diploma superiore. Lasciò la Germania prima di concludere gli studi andò in Italia – dove si era trasferita la sua famiglia. Dopo essere stato bocciato all’esame al Politecnico perché non conosceva sufficientemente bene il francese, completò i suoi studi ad Aarau. Qui visse a casa della famiglia Winteler.
2. La casa bernese di Einstein
A Berna, in Kramgasse 49, si trova la casa dove lo scienziato abitò dal 1903 al 1905, con la prima moglie Mileva e il figlio Hans Albert. In quel periodo lavorava per l’ufficio brevetti della città ed elaborò la teoria della relatività ristretta. L’appartamento al secondo piano ospita oggi un piccolo museo.
3. La naturalizzazione ed i piedi puzzolenti
Il fisico tedesco fece domanda di naturalizzazione e divenne svizzero il 21 Febbraio 1901. A marzo delle stesso anno venne chiamato al servizio militare ma fu scartato per tre motivi: aveva le vene varicose , i suoi piedi erano piatti e in più traspiravano troppo. Immaginiamo volessero dire che erano puzzolenti.
4. Quale cittadinanza? Tedesca, Svizzera o Americana?
Nel 1896 Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e rimase per cinque anni un apolide, prima di diventare svizzero. Di seguito nel 1914 per motivi lavorativi gli fu riassegnata la cittadinanza tedesca. Nel 1933 vi rinunciò per la seconda volta, a causa dell’ascesa del regime nazista. Dopo essere emigrato negli Stati Uniti, nel 1940 ottenne anche la cittadinanza statunitense.
5. Il Premio Nobel
Einstein ricevette il Premio Nobel per la fisica nel 1921 per la spiegazione dell’effetto fotoelettrico, non per la sua teoria della relatività. L’effetto fotoelettrico riguarda il rilascio di elettroni da una superficie quando viene colpita dalla luce. Questo lavoro ha fornito una base per lo sviluppo della teoria quantistica.
6. Le due mogli
Albert Einstein ebbe due mogli. La prima fu la serba Mileva Marić, la prima donna ad aver studiato fisica al Politecnico di Zurigo, una delle poche istituzioni che ai tempi accettavano studentesse donne. La seconda fu Elsa Einstein, divorziata e prima cugina di Einstein (le madri erano sorelle), Si incontrarono e iniziarono a frequentarsi quando il fisico era ancora sposato con Milena
7. La dimostrazione della teoria della relatività
La teoria della relatività venne dimostrata grazie ad un’eclisse solare. Nel 1919 una spedizione all’Isola Principe misurò la deviazione della luce in occasione di un’eclisse totale del Sole, confermando le predizioni contenute ne “I fondamenti della teoria generale della relatività” pubblicati da Einstein nel 1916. La posizione delle stelle attorno al disco oscurato provano che la luce di queste stelle è deviata dalla gravitazione del sole.
8. Einstein e gli Stati Uniti
Einstein non aveva pensato che gli Stati Uniti sarebbero diventati la sua casa. Quando accettò la cattedra all’Institute of Advanced Studies di Princeton era il 1932, e viveva a Berlino. Temendo il deteriorarsi della situazione nella Germania nazista, accettò l’offerta americana. Da allora non fece mai più ritorno in Germania.
9. Il nucleare “tedesco”
Nonostante Albert Einstein fosse un convinto pacifista, al museo abbiamo scoperto che fu lui ad informare il presidente Roosevelt riguardo la possibilità che la Germania stesse costruendo una bomba atomica. Gli chiese quindi di iniziare a sviluppare un programma nucleare americano. Il presidente non lo ascoltò. Decise di realizzare l’atomica solo nel 1941.
10. La bomba atomica
Nel 1942 il governo tedesco abbandonò il programma nucleare, per mancanza di denaro. Einstein si pentì amaramente di aver avvisato Roosevelt. Dopo l’attacco a Hiroshima e Nagasaki – che avrebbe voluto non accadesse – pare abbia affermato: “se avessi saputo che non sarebbero riusciti a costruirla, non avrei mosso un dito”.
L’eredità di Einstein
Attraverso installazioni moderne abbiamo potuto capire in che modo le scoperte scientifiche di Einstein abbiano plasmato il mondo moderno. La formula E=mc2 è alla base della produzione di energia nucleare nonché dello sviluppo della tecnologia solare. La stessa teoria ha fornito una base concettuale per la fisica quantistica, che a sua volta ha guidato lo sviluppo della tecnologia dei semiconduttori che sta alla base dei moderni dispositivi elettronici. Già – computer, smartphone, televisori e molti altri dispositivi che utilizziamo quotidianamente. E ancora: non ci sarebbe il GPS, e quindi neppure Google Maps. La teoria quantistica ha reso possibile anche la tecnologia dei laser. A livello medico di conseguenza non esisterebbe la risonanza magnetica e la radioterapia per il trattamento dei tumori.
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