Cosa significa portare i propri bambini a visitare Auschwitz? Lo chiediamo a Sara Di Addezio, mamma di Valentino, Ettore e Cesare, rispettivamente di 13, 9 e 8 anni al momento del loro viaggio verso il campo di sterminio di Oswiecim.
Sara, da cosa è nata l’idea di visitare con i tuoi 3 bambini il campo di sterminio di Auschwitz?
Tutto è nato da un libro letto da nostro figlio Valentino di 13 anni, che è un grande lettore. Aveva letto un libro di Primo Levi che lo aveva colpito molto: “Se questo è un uomo“. Uno dopo l’altro ha cominciato a leggere in maniera appassionata le “avventure” di Primo Levi.
Si, avventure, perché nei suoi libri Levi descrive i luoghi, la storia di un’amicizia, fa la cronaca di un viaggio. Utilizza esattamente tutti quegli ingredienti che Valentino trova nei suoi libri preferiti. Solamente che questa volta, le parole dell’autore sono la storia della sua vita. Lui stava leggendo un memoriale di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti.
In famiglia, come avete preparato i ragazzi ad affrontare questo viaggio?
Dopo la lettura abbiamo discusso della storia di Levi; abbiamo guardato le sue interviste in bianco e nero, abbiamo discusso del contesto in cui è nata la sua opera, di quel dopoguerra, dell’ignoranza, e, soprattutto, della necessità che non si dimentichi.
I figli più piccoli origliano sempre i discorsi dei grandi. Così abbiamo cercato dei libri pure per loro. La storia a fumetti di Anne Frank, per esempio. O il fumetto, ormai diventato un classico, Maus, di Art Spiegelman. Qualche film o documentario come Jona che visse nella balena.
Come si organizza la visita ad Auschwitz?
Per visitare Auschwitz occorre prenotare l’entrata in anticipo, sia che vogliate visitare il campo di sterminio liberamente che prendendo parte ad una visita guidata. Molto importante: sia che viaggiate individualmente o con un gruppo organizzato, occorre portare con se la carta d’identità e ottenere il Pass d’entrata in anticipo.
Se scegliete di visitare Auschwitz con bambini per conto vostro, l’entrata è gratuita ma dovete ottenere il Pass prima di arrivarci, prenotandolo sul sito ufficiale. Se preferite una visita guidata (dura 3,5 ore) il link è lo stesso ma ovviamente dovete pagare. A dipendenza dei periodi, ci sono anche tour in italiano. Il sito sconsiglia la visita ad Auschwitz con bambini sotto i 14 anni, ma non la vieta. Sta a vi genitori decidere, perché la visita è davvero forte.
Parlaci della vostra visita ad Auschwitz
In aprile siamo volati a Cracovia per trascorrere due settimane in Polonia con i nostri bambini. A metà del nostro tour polacco, era prevista la visita ai campi di stermino. Abbiamo deciso di andare col treno a Oswiecim, una cittadina polacca che dista circa 1h30 da Cracovia. Siamo arrivati in una piccola stazione scassata, poi abbiamo preso un autobus che in pochi minuti ci ha lasciati nel piazzale davanti al Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau.
Inizialmente è un po’ surreale vedere ad Auschwitz una marea di turisti. Per fortuna l’entrata è prevista in gruppi ristretti e all’interno si riesce a godere di un certo silenzio. Abbiamo lasciato i nostri zainetti all’ingresso ed abbiamo raggiunto il gruppo italofono. La guida, che parlava benissimo italiano, ci ha fornito degli auricolari ed abbiamo iniziato il nostro tour.
C’erano altri bambini?
Ho subito notato che non c’era nemmeno un bambino. Questo mi ha resa molto tesa ma ho fatto in modo che i bambini non lo percepissero. Il viaggio in treno mi aveva già fatto salire un certo livello di ansia.
Come hanno reagito i tuoi tre figli, che avevano 13, 9 e 8 anni al momento del viaggio?
Appena è iniziata la visita di Auschwitz ho subito capito che forse era meglio togliere gli auricolari a Cesare, 8 anni, il più piccolo dei miei bambini. Lui ha seguito il gruppo ma di questa visita ricorderà solo le cose belle, o, almeno, tutte quelle che riuscirà a metabolizzare, tenuto conto della sua età. Le storie dei cattivi, come quelle dei draghi e dei tappeti volanti, gli scivoleranno addosso. Continuerà a lungo a dire che c’erano dei cattivi, ma con una certa distaccata freddezza.
Ettore, 9 anni, ha sempre seguito la guida da vicino ed a volte ha fatto delle domande. Per lui la cosa più difficile da capire, e per noi impossibile da spiegare, è stata il perché dell’odio: “Perché gli volevano così male?”. Invece Valentino, 13 anni, appassionato di storia, che conosceva i precedenti geopolitici ed i motivi che hanno condotto al conflitto mondiale, cercava conferme delle sue conoscenze leggendo grandi tabelloni esplicativi e tutte le didascalie. Lui conosceva le date delle invasioni, i colori delle divise militari, il nome delle armi.
Qual è stato il momento più toccante della visita ad Auschwitz?
Di sicuro uno tra i momenti più agghiaccianti della visita è avvenuto davanti alle vetrine, guardando la montagna di scarpe, di occhiali, di cappelli e dei tanti oggetti rinchiusi li dentro, che raccontano l’annientamento dell’essere umano. Gli sguardi dei ragazzi mi interrogavano. Ancora una volta io non ho avuto alcuna risposta, perché é vero, solo lì si percepisce la reale dimensione della shoah (olocausto).
La vostra visita è proseguita a Birkenau: raccontaci com’è andata
Auschwitz è un vero e proprio museo, con esposizioni di oggetti e fotografie. La nostra visita è poi proseguita al campo II. Con la navetta abbiamo raggiunto Birkenau; c’è una navetta gratuita ogni 20 minuti circa che collega Auschwitz-Birkenau. Qui lo scenario cambia: tutto è molto più vasto, ma con pochissimi edifici rimasti in piedi.
Abbiamo camminato tantissimo ed attorno a noi, a contrastare la desolazione, c’erano un mare di margherite primaverili. Iniziavamo ad essere stanchi. Il sito è davvero gigante e dopo i primi venti minuti con la guida ognuno può proseguire da solo.
Quali sensazioni ed emozioni hanno pervaso te ed i bambini durante la visita di Auschwitz?
Di fronte a questo spazio immenso ci siamo sentiti perduti; molti hanno dato sfogo alle lacrime o si sono raccolti in momenti di preghiera. Vedere delle persone soffrire, ancora oggi, è stato un altro momento toccante per i ragazzi. È come se avessero avuto un iniezione di empatia; hanno capito che si può ancora stare male per una cosa successa tanto tempo fa.
Visto che nel vostro gruppo c’erano tre bambini, come si è rapportata con loro la guida durante la visita di questi luoghi così carichi di dolore e di sofferenza?
La guida è stata sempre gentile ed attenta; a metà del tour mi ha rassicurata e salvata dagli sguardi critici degli altri visitatori (e pure dai miei dubbi, devo ammetterlo). Al microfono ci ha pubblicamente ringraziato ed ha parlato dell’importanza del nostro coraggio di genitori, perché per i sopravvissuti l’unica cosa che conta é portare ad Auschwitz i nostri bambini, i nostri figli. Raccontare e rispondere alle domande. Per noi è stato doveroso, in segno di rispetto alla memoria, alla storia ed alle vittime. I ragazzi si sono sentiti responsabilizzati.
Una volta terminata la visita, come si sono sentiti i bambini? Cosa ti hanno riferito?
Sul treno di ritorno, silenzio. Valentino si è rimesso a leggere Levi. Ettore ha voluto che gli raccontassimo di tutti i sopravvissuti, di quelle storie finite bene, delle sorelle Andra e Tati Bucci, del coraggio dell’imprenditore Oskar Schindler, di come Sir Nicholas Winton salvò quei bambini. Cesare si ricorda di Auschwitz-Birkenau come il campo delle due sorelline gemelle che hanno ritrovato la mamma e dell’importanza di non dimenticarsi mai il proprio nome!
Questa esperienza cosa ti ha lasciato?
Dopo la visita ad Auschwitz ognuno di noi è tornato a casa cambiato. Ognuno ha trattenuto quello che ha potuto, facendolo proprio. Un consiglio che vorrei dare agli adulti, se posso darne uno, è quello di prendersi il tempo di digerire la visita.
Io lì mi sono preoccupata molto dei miei figli, ma avrei fatto bene a dedicare anche a me stessa un momento di riflessione e di lutto. Una volta a casa, mi ci è voluto un po’ di tempo, che ho trovato solo nei mesi successivi, per poter pensare a quei luoghi.
E lo faccio sempre, pensando alle parole di Levi:
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo (…) che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Dopo avere intervistato Sara, anche Nazarena ha deciso di fare un viaggio a Cracovia e di visitare Auschwitz e Birkenau con sua figlia, qui trovate l’articolo: Cracovia: 10 cose da fare in 3 giorni.
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