Ne abbiamo sentito parlare spesso, e finalmente, un sabato mattina, abbiamo deciso di percorrere il sentiero lungo l’antica via del Ceneri. Un percorso storico, dove in passato transitavano merci e genti, e dove si nascondevano temibili briganti sempre pronti a derubare i passanti, e qualche volta c’è pure scappato il morto. La via del Ceneri, infatti, conduce dal passo del Monte Ceneri fino a Cadenazzo, passando per Robasacco. Ecco, il nome non è stato proprio dato a caso, a questa località. Prima del 1719, infatti, si chiamava San Leonardo.
L’intero percorso è lungo 8 km e non presenta importanti dislivelli in salita, quindi è adattissimo alle famiglie. per compierlo tutto occorrono circa 2 ore e mezzo, poi con le soste e fermandosi a leggere i pannelli didattici, e magari a giocare, ci si impiega un po’ di più. Noi, ve lo dico subito, pur riconoscendo l’indubbia importanza storica del sentiero, non l’abbiamo trovato poi così spettacolare, e tra pause, letture e picnic ci abbiamo messo 4 ore. In particolare la prima parte, fino a Robasacco, è davvero “perdibile”.
Luoghi di interesse lungo la via del Ceneri
Lungo l’antica e storica Via del Ceneri ci sono diversi punti di interesse. Il percorso completo parte dal Monte Ceneri, che potete raggiungere in autopostale dalla stazione di Rivera. Se non arrivate in treno potete lasciare l’auto presso il parcheggio a pagamento della Splash and Spa e del Monte Tamaro. Da Cadenazzo, si rientra a Rivera in treno – e fate ben attenzione a sceglierne uno che non imbocchi il tunnel di base (fatto! siamo finiti diretti a Lugano!).
Riguardo il sentiero della via del Ceneri: meglio andarci il weekend, quando c’è una corsa al mattino ad orari umani. Qui trovate gli orari. Se invece (e ve lo consiglio!) decidete di percorrere solo il tratto Robasacco-Cadenazzo dovete andarci in settimana, perché durante il weekend il paese non è servito dai mezzi pubblici. Gli orari? Beh, poco umani – ma pazienza.
Piazza Ticino
La Piazza Ticino è il luogo dove vi lascia l’autopostale: c’è un totem ed una postazione fotografica del Grand Tour of Switzerland, quindi il luogo perfetto dove scattare un paio di foto. Il sentiero inizia dall’altro lato della strada, dopo la stazione di servizio Eni e proseguendo per una decina di metri in direzione Rivera. Trovate delle chiare indicazioni e sì, state entrando in zona militare. La strada è asfaltata e anche quando incontrate un cartello un po’ storto che sembrerebbe indicare un sentiero, non fatelo. Parlo per esperienza, sapete che bello trovasi in un area militare con un cartello con la scritta C3 e pensare che magari per sbaglio qualcuno vi può impallinare e siete pure in torto (marcio)! Rimanete sempre sulla strada asfaltata…
Il roccolo del Monte Ceneri
Quando la strada comincia a scendere sulla destra vedrete una torre attorno ad un prato perfettamente circolare: è un roccolo. I roccoli erano dei “caselli” dove una persona chiamata “uccellatore” imitava il canto degli uccelli attirandoli nella radura. Fra gli alberi disposti a cerchio veniva stesa una rete, che aveva lo scopo di catturare i piccoli uccelli. Quindi l’uccellatore, dopo aver attirato le piccole prede, faceva in modo di spaventarle, così che nella confusione rimanessero intrappolate nelle maglie delle rete. Qui trovate due comode panchine e dei pannelli didattici molto interessanti.
Le selve castanili di Robasacco
Al termine della strada asfaltata vi trovate davanti ad un cancello militare, oppure ad un sentiero che entra nel bosco. Ovviamente non vi dico di scavalcare il cancello. Vi trovate a percorrere le selve castanili di Robasacco, dove trovate cartelli didattici illustranti le particolarità degli alberi che incontrate, inclusi la durata di vita e i loro usi. Già, perché se non prestate attenzione, potreste credere che ci siano solo alberi di castagno… e invece no. Finite le selve trovate un’area con un tavolino da picnic e un bel cartello che vi parla di brigantaggio. Prima di raggiungere Robasacco altri cartelli vi parleranno di emigrazione ed uno in particolare insegnerà ai bambini a costruire un fucile spara-elastici.
Il bosco dei sensi di Robasacco
Il Bosco dei Sensi è un’area di svago a Robasacco, ed è l’unica che si trova lungo il sentiero dell’antica via del Ceneri. Si trova sotto il paese ed è davvero meravigliosa. Ci sono diversi tavoli da picnic all’ombra, dove è bello sostare. C’è una graditissima fontana con acqua potabile (la prima del percorso) e fresca, un “castello per arrampicata” fatto di legno e con molte funi, qualche gioco di equilibrio, un breve percorso plantare (con solo 3 elementi diversi, quindi forse è solo decorativo), belle statue intagliate nel legno e – un po’ nascosta dietro il promontorio – una parete per arrampicata che è stata il pezzo forte della giornata. Insomma un vero “laboratorio di esperienze” formato famiglia. Il progetto è opera della Pro Cadenazzo Robasacco ed è stato effettuato con il sostegno della Banca Raiffeisen del Vedeggio e della Banca Raiffeisen Piano di Magadino.
La Galleria del Racconto della via del Ceneri
Poco a valle dell’area di svago, sotto l’autostrada, trovate la Galleria del Racconto della via del Ceneri. Si tratta di un tunnel con cartelloni zeppi di informazioni davvero interessanti. Si parla di evoluzione, delle vie di comunicazioni, dei mezzi di trasporto, di informatica, di economia e di qualsiasi cosa vi venga in mente. Ad esempio, volete sapere dove è nato il web? Lì trovate la risposta (ed è la nostra Ginevra). Vi interessano le auto elettriche e pensate di essere ai passi con i tempi? Scoprirete che già nel 1902 la Studebaker cominciò una vera e propria produzione di auto elettriche, e che un’auto elettrica vinse una gara proprio in quell’anno all’Exeter Rally.
Il Mulino e l’Antica Pesta del Precassino
Scendendo verso Cadenazzo dalla Galleria del Racconto (e passando sotto un albero di ciliegie dolcissime!) trovate il Mulino e l’Antica Pesta del Precassino. Il doppio nome ci ha un po’ spiazzati all’inizio… poi (grazie ai pannelli) abbiamo capito. Il mulino era “un mulino con macine”, dove i contadini portavano il mais per ottenere la farina per la polenta. Già, ma la pesta? Era un macchinario diverso, a doppio mortaio. Serviva a brillare l’orzo (ovvero a rimuovere la buccia dai chicchi), così da poterlo poi utilizzare in cucina. Il mulino non è visitabile, ma affacciatevi alla porta di vetro e premete il bottone per illuminare la sala interna.
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