Capanna Ginestra: gita con bambini in Capriasca

capanna ginestra

Dopo aver letto lo splendido post della nostra Alexandra Le 10 capanne ticinesi da visitare con bambini è venuta anche a me voglia di fare una camminata e portare mio figlio in capanna, magari non a dormire ma a pranzo. Quale scegliere, fra le 10? Perché diciamolo pure, Alexandra e famiglia sono camminatori seriali.

Provo a descrivervi i suoi figli: mettete i 3 maschi su un pendio e magicamente si trasformano in stambecchi, mentre le due femmine sono praticamente caprette di montagna. Giusto per darvi un esempio, la capretta più piccola un paio di anni fa mi ha raccontato così la sua vacanza a Serfaus in Austria: è stato bellissimo, un giorno abbiamo percorso sotto la grandine un sentiero. Capito il genere?

E allora come la scegliamo la nostra prima capanna? In soccorso arriva la mia vicina, che di figli ne ha due e ben più piccoli del mio. Mi consiglia la capanna Ginestra, ma partendo da Roveredo… Decido di fidarmi di lei, anche perché è più breve di quello che parte da Gola di Lago. Perfetto per noi pigroni, all’apparenza almeno…  ma scopriremo in seguito che quello proposto da Alexandra era ben più pianeggiante. In ogni caso, la passeggiata è andata benissimo.

Raggiungere la Capanna Ginestra

siamo arrivati in capanna...
Siamo arrivati… ma dov’è la capanna?

Arriviamo a Roveredo (il paese in Capriasca) e non trovando parcheggio in prossimità della casa comunale, posteggiamo lungo la strada dopo il paese, dove ci sono altri parcheggi. Da lì ritorniamo sui nostri passi e troviamo subito un bel cartello con scritto Capanna Ginestra. Il sentiero attraversa il paese e dopo poco comincia a salire in maniera decisa, almeno per i primi 10 minuti, poi diventa più dolce ed a tratti anche pianeggiante. Fortunatamente il percorso è quasi tutto in ombra.

Notiamo subito che tutto il percorso è ben segnalato, e dove non ci sono i cartelli gialli, c’è comunque disegnata sulle pietre la bandiera ticinese. Sulla carta sarebbero 50 minuti e 300 metri di dislivello. Ovviamente ci mettiamo un po’ di più!!! Poco dopo il paese incontriamo due simpatici asini in un recinto, e poi una mini casetta per gli gnomi… per il resto, lungo quasi tutto il percorso troveremo delle belle baite.

A un certo punto vedo un alto pennone con una bandiera… immagino di essere arrivata alla capanna Ginestra, ma mio figlio dice di no. Ha ragione, è’ una baita privata… ma da lontano come l’avrà capito? Glie lo chiedo, e risponde sicuro: ma è ovvio, mamma – non vedi?”. Il motivo vero scoprirò più tardi (non preoccupatevi, a tempo debito ve lo spiego!)… intanto proseguiamo con a camminata, ci rinfreschiamo la fronte ed i polsi in un ruscello, e 5 minuti dopo arriviamo alla capanna Ginestra.

Il pranzo alla capanna Ginestra

capanna ginestra, dettaglio
Un dettaglio della capanna Ginestra

Finalmente la vedo, ed è come nella foto… quindi annuncio che questa volta siamo veramente arrivati. Chiedo a mio figlio di posare per una foto; a quel punto legge il cartello e ci rimane un po’ male… “Mamma, mi hai fregato, la capanna non c’è”. Però siamo davanti all’edificio, e la Ginestra certo che c’è. Mi spiega il suo disappunto: si aspettava una capanna di legno (tipo tee-pee), non “un ristorante in mezzo al bosco“. Se è la prima volta che portate i figli in capanna, per evitare incomprensioni chiamatela in un altro modo: baita, malga, rifugio, ristorante…

La delusione dura solo una manciatina di secondi perché poi nota che alla Capanna Ginestra ci sono alcune cose interessanti per un bambino: un’altalena, un tavolo da ping pong, delle comodissime sdraio, un cesto da basket. Ci sediamo poi incontriamo i guardiani, che sono persone deliziose. Ci sono 4 tavoli di sasso e un tavolino di legno, ci sediamo e ci sentiamo subito a casa.

A pranzo si mangia un’ottima polenta con formaggi dell’alpe, ma si può anche chiedere con latte, gorgonzola o spezzatino. C’è anche un insalatina sfiziosa con semini, un salametto nostrano (dirà mio figlio: che buono, mi ha fatto dimenticare la fatica!) e torta di carote. Noi non ci siamo fatti mancare nulla. Alla fine ci hanno offerto chips di polenta ricavate dalla crosta della polenta dal paiolo appena usato. Comperiamo anche una tavoletta di cioccolato, confezionata appositamente per raccogliere fondi a favore dell’associazione Mani per il Nepal.

Come rientrare a Roveredo per una via alternativa

scendendo verso roveredo dalla capanna ginestra
Rientrando verso Roveredo Capriasca…

E’ arrivato il momento di rientrare… saliamo a vedere le camere della capanna Ginestra, lanciamo un’ultima occhiata al laghetto di Origlio e chiediamo indicazioni per il rientro. Infatti la mia vicina mi aveva suggerito di scegliere il percorso basso e percorrere così un anellino. Altre informazioni non ne abbiamo. I gestori ci indicano ancora un’altra alternativa, più lunga e panoramica… per non sbagliarmi prendo appunti. ve li trascrivo come li ho scritti io.

Non girate al primo cartello, continuate a destra fino ad un rustico che sembra una villa, passategli davanti e andate in giù, a destra. Poi prendete il sentiero ripido a sinistra… dopo un po’ troverete un rustico con le persiane rosse, e dopo ancora un ruscello. Attraversatelo e prendete il sentiero che si vede poco sulla sinistra e arriverete a Roveredo. Se sbagliate non preoccupatevi, vi troverete comunque lungo la cantonale – basta non seguire i cartelli con scritti Monti di Leggio”.

Bene, il sentiero poco evidente non l’abbiamo proprio trovato... abbiamo però trovato una strada sterrata sulla sinistra (che abbiamo ignorato) ed un sentierino sulla destra, che attraversa ampi prati e passa davanti a rustici molto belli. Ad un certo punto si ricongiunge con la sterrata, un cartello ci indica di risalire (Roveredo 25 minuti) ma temiamo di tornare alla biforcazione, quindi continuiamo a scendere e ci ritroviamo (indovinate un po’?) sulla strada cantonale.

Nei boschi si fanno incontri strani…

nei bosci sopra roveredo capriasca
Lungo il sentiero… attenzione ai strani incontri!

Ogni volta che andiamo a camminare con nostro figlio si fanno scoperte strane… una volta è il fungo che assomiglia ad un razzo, un’altra volta un animale di razza ma vista (un vitellino, in realtà), questa volta addirittura un cecchino! Indovinate cos’era? Un semplice e cordiale cacciatore. Noi genitori siamo morti dal ridere…

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